UNA PARABOLA STORICA SINGOLARE, CHE LA RENDE UNICA IN TUTTO IL MONDO.

Dalla sua nascita fino ad oggi, la chiesa è stata trasformata dagli eventi, delle persone, dalla storia e dalle circostanze, che ne hanno fatto un monumento unico nel suo genere, un tesoro da scoprire che ci riserverà molte sorprese.

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    1240

    I FRATI FRANCESCANI GIUNGONO A PARMA

    Penitenti oriundi d’Assisi giunsero a Parma nei primi anni del 1200, stabilendosi in un prato limitrofo alla città, il Pratum Regium, destinato allo svolgimento di fiere religiose, gare militari e mercati. L’insediamento accompagnò le crescenti esigenze di nuova religiosità che si affermavano nella cultura laica in via di trasformazione, tali per cui l’attrazione tra frati e cittadini fu immediata e inevitabile. Presto, le comunità cittadine si assunsero gli oneri della costruzione della chiesa dove, i ceti più abbienti, scelsero di seppellire i loro morti. Mentre gli ordini monastici contribuivano al mantenimento della pace e alla gestione politica della città, le forze civiche garantivano loro protezione e sussistenza. La presenza dei frati permise di mediare il processo di allontanamento del popolo dalla chiesa, e i conventi divennero punto di riferimento a metà tra le parrocchie e le cattedrali, tra i centri di potere politico e quelli religiosi. Nel 1240 iniziò la costruzione dell’attuale chiesa di San Francesco del Prato, un progetto che nei decenni successivi fu ampliato, fino a raggiungere le dimensioni attuali.

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    1298 - 1398 - 1443

    Le fasi di costruzione

    Secondo l’ipotesi del Pelicelli, la costruzione della chiesa sarebbe avvenuta in tre tempi, sebbene le basi furono gettate in un unico momento e il progetto seguito fu sempre quello iniziale. La prima ad essere edificata fu l’abside centrale, finanziata dalla nobile famiglie dei De Anzola, le cui decorazione esterne ad archi a tutto sesto stanno a indicare che la costruzione avvenne nel periodo di transizione tra in romanico e il gotico. Successivamente vennero realizzate le due absidi minori dalle famiglie Lupi e Rossi. Si ritiene che, una volta costruite le absidi e i muri perimetrali, si sia proceduto a tappe all’innalzamento della navata centrale e, di conseguenza, di quelle laterali, le quali nel corso di ogni avanzamento, venivano corredate di cappelle. La facciata fu innalzata nel 1398, a seguito dell’allungamento del muro perimetrale di 19 metri e con l’inserimento di tre nuove cappelle.
    Il restauro in corso ha portato alla luce nuovi elementi che stanno delineando un quadro cronologico differente e più puntuale sulla costruzione della fabbrica. Il lavoro sul campo, unito a studi storico archivistici, permetteranno quindi di riscrivere la storia del complesso.

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    1506-1521

    Il campanile

    Il campanile, opera di Bernardino Zaccagni, venne costruito tra il 1506 e il 1520. La torre si eleva sopra un quadrato, ornato di terrecotte nelle quattro facciate laterali, nella cella campanaria si apre una trifora che termina in un ottagono. Quattro campane svettavano in cima, espandendo il loro suono sulla città e sulla campagna: la prima dedicata all’immacolata concezione, fusa nel 1724 da “Petri Donati Solgnati Parmensis”; la seconda risalente al 1615 al “Tempore Guardianus M.R.R.R. Andreas Coppe”, la terza fusa nel 1612 da “Alesci de Alesci Parmensi”; e la quarta, riportante il verso “Er verbum caro factum est”. Nel 1882 la torre diventa prigione, ospitando detenuti particolarmente pericolosi come l’anarchico Gaetano Bresci, di cui si possono ancora leggere le scritte sui muri.

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    1810

    L'epoca del carcere

    Ad una prima soppressione borbonica (“Regio Editto” del 1769) ed alla restituzione ai frati, seguì la soppressione napoleonica ottocentesca. Nel 1804 le truppe militari francesi lo occuparono, cacciando la comunità dei frati francescani. I muri di cinta vennero rialzati e trasformati in alti camminamenti con garitte di osservazione, la navata centrale fu utilizzata come laboratorio, mentre le navatelle centrali furono soppalcate per far posto alle celle e ai servizi di detenuti e guardie. Le grandi e maestose arcate gotiche furono chiuse e accecate da muri di tamponamento. Tutto l’interno fu trasformato in una struttura a U alla cui base si trovavano i servizi di portineria. L’altare maggiore, gli altari delle cappelle, il coro ligneo finemente intagliato furono distrutti. Tele e tavole dipinte furono disperse mentre gli affreschi furono ricoperti da intonaco grigiastro. Furono tamponate le finestre trecentesche, distrutto il pronao e aperte nuove finestre con doppie grate in ferro.

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    2018

    Il ritorno alla Diocesi e il restauro

    Il convento fu utilizzato come carcere fino al 1992 e restituito all’Ordine Francescano dal 1974 al 1993, periodo in cui vennero effettuate delle campagne di scavo archeologico. L’intero compendio ex – carcere venne poi trasferito all’Università di Parma che contribuì al suo recupero e utilizzo. Nel dicembre 2017 l’Università di Parma riconsegnò la chiesa all’Agenzia del Demanio, e la Diocesi nel febbraio 2018 ha ottenuto la concessione d’uso. I lavori di restauro restituiranno la chiesa al culto non dimenticando le ferite che il carcere aveva inflitto.
    Nel momento in cui i lavori di restauro sono iniziati pareti celle e solai del carcere erano stati già demoliti e rimanevano le tracce di un cantiere di scavo archeologico.
    Un lavoro di recupero straordinario, che intende riportare alla luce San Francesco del Prato in tutta la sua bellezza, grazie al contributo di sponsor e cittadini.